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lunedì 22 novembre 2010

Il Papa sul profilattico

L'analisi

Il significato di un passo

Luigi Accattoli

Il Papa ha colto l'occasione del libro intervista con Peter Seewald dal titolo Luce del mondo per fare un passo - riconoscendo alcuni casi di legittimo uso del preservativo in funzione anti-Aids - che era maturo e atteso, sia tra i teologi sia negli episcopati, ma che solo la massima autorità magisteriale e di governo poteva sancire. Il cardinale di Curia Lozano-Barragan in più occasioni aveva parlato di un'indagine in materia condotta, su incarico del Papa, dal Consiglio per la pastorale sanitaria, da lui presieduto fino all'aprile del 2009.
Il risultato di quell'indagine era favorevole al riconoscimento di «casi giustificati». Che vi fosse dibattito su questa materia intorno a Benedetto XVI, da lui stesso stimolato, l'aveva affermato nel libro-intervista Conversioni notturne a Gerusalemme (Mondadori, 2008) anche il cardinale Carlo Maria Martini: «In Vaticano si discute dell'uso dei preservativi, non ultimo perché il Papa è molto preoccupato per la piaga dell'Aids. Anche l'ipotesi di consentirne l'uso come "male minore" alle coppie che hanno contratto l'Hiv non è sufficiente».
Battistrada del pronunciamento benedettiano sono stati anche i cardinali Tettamanzi e Cottier. Tettamanzi - che di formazione è teologo moralista - ne parlò nel volume Nuova bioetica cristiana (Piemme, 2000), ipotizzando un caso estremo di liceità: «Qualora la donna fosse costretta all'atto coniugale» dal marito contagiato, lei «potrebbe difendersi esigendo dal partner l'uso del profilattico». La prima posizione innovativa in ambiente vaticano era venuta dal teologo del Papa, il cardinale svizzero George Cottier, che in un'intervista all'agenzia Apcom il 30 gennaio 2005 - regnando ancora Giovanni Paolo - affermò che l'uso del condom «può essere considerato legittimo» in «alcune particolari circostanze ma solo in alcune» e cioè quando la gente è «prigioniera» di una «condizione» epidemica di diffusione del contagio e non è praticabile «la via normale» e «più sicura» dell'educazione alla «sacralità del corpo umano». Dieci giorni prima il segretario della Conferenza episcopale spagnola Juan Antonio Martinez Camino aveva parlato del preservativo come «ultima scelta» di difesa dall'Aids (dopo quelle della continenza e della fedeltà), per persone che «non sono capaci o non vogliono» attenersi alla morale sessuale predicata dalla Chiesa.
La proibizione del preservativo anche come «ultima difesa» dall'Aids si basava sull'enciclica Humanae Vitae di Paolo VI (1968), che condannava ogni forma di contraccezione artificiale. Il Papa nel libro intervista fa un «caso» diverso da quelli abitualmente discussi dai teologi, e pare guardare al dramma dell'Aids in maniera globale e non solo ecclesiale. Si potrà inquadrare meglio la sua «apertura» quando si potrà leggere tutto il volume, del quale martedì sarò uno dei presentatori nella Sala stampa Vaticana.

© Copyright Corriere della sera, 21 novembre 2010 consultabile online anche qui.

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