Omelia di Benedetto XVI durante la S.Messa nella basilica della Sacrada Familia
Questo giorno è un punto significativo in una lunga storia di aspirazioni, di lavoro e di generosità, che dura da più di un secolo. In questi momenti, vorrei ricordare ciascuna delle persone che hanno reso possibile la gioia che oggi pervade tutti noi: dai promotori fino agli esecutori di quest’opera; dagli architetti e muratori della stessa, a tutti quelli che hanno offerto, in un modo o nell’altro, il loro insostituibile contributo per rendere possibile la progressiva costruzione di questo edificio. E ricordiamo, soprattutto, colui che fu anima e artefice di questo progetto: Antoni Gaudí, architetto geniale e cristiano coerente, la cui fiaccola della fede arse fino al termine della sua vita, vissuta con dignità e austerità assoluta. Quest’evento è anche, in qualche modo, il punto culminante e lo sbocco di una storia di questa terra catalana che, soprattutto a partire dalla fine del XIX secolo, diede una moltitudine di santi e di fondatori, di martiri e di poeti cristiani. Storia di santità, di creazioni artistiche e poetiche, nate dalla fede, che oggi raccogliamo e presentiamo come offerta a Dio in questa Eucaristia.
La gioia che provo nel poter presiedere questa celebrazione si è accresciuta quando ho saputo che questo edificio sacro, fin dalle sue origini, è strettamente legato alla figura di san Giuseppe. Mi ha commosso specialmente la sicurezza con la quale Gaudí, di fronte alle innumerevoli difficoltà che dovette affrontare, esclamava pieno di fiducia nella divina Provvidenza: "San Giuseppe completerà il tempio". Per questo ora non è privo di significato il fatto che sia un Papa il cui nome di battesimo è Giuseppe a dedicarlo.
Cosa significa dedicare questa chiesa? Nel cuore del mondo, di fronte allo sguardo di Dio e degli uomini, in un umile e gioioso atto di fede, abbiamo innalzato un’immensa mole di materia, frutto della natura e di un incalcolabile sforzo dell’intelligenza umana, costruttrice di quest’opera d’arte. Essa è un segno visibile del Dio invisibile, alla cui gloria svettano queste torri, frecce che indicano l’assoluto della luce e di colui che è la Luce, l’Altezza e la Bellezza medesime.
In questo ambiente, Gaudí volle unire l’ispirazione che gli veniva dai tre grandi libri dei quali si nutriva come uomo, come credente e come architetto: il libro della natura, il libro della Sacra Scrittura e il libro della Liturgia. Così unì la realtà del mondo e la storia della salvezza, come ci è narrata nella Bibbia e resa presente nella Liturgia. Introdusse dentro l’edificio sacro pietre, alberi e vita umana, affinché tutta la creazione convergesse nella lode divina, ma, allo stesso tempo, portò fuori i "retabli", per porre davanti agli uomini il mistero di Dio rivelato nella nascita, passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo. In questo modo, collaborò in maniera geniale all’edificazione di una coscienza umana ancorata nel mondo, aperta a Dio, illuminata e santificata da Cristo. E realizzò ciò che oggi è uno dei compiti più importanti: superare la scissione tra coscienza umana e coscienza cristiana, tra esistenza in questo mondo temporale e apertura alla vita eterna, tra la bellezza delle cose e Dio come Bellezza. Antoni Gaudí non realizzò tutto questo con parole, ma con pietre, linee, superfici e vertici. In realtà, la bellezza è la grande necessità dell’uomo; è la radice dalla quale sorgono il tronco della nostra pace e i frutti della nostra speranza. La bellezza è anche rivelatrice di Dio perché, come Lui, l’opera bella è pura gratuità, invita alla libertà e strappa dall’egoismo.
Abbiamo dedicato questo spazio sacro a Dio, che si è rivelato e donato a noi in Cristo per essere definitivamente Dio con gli uomini. La Parola rivelata, l’umanità di Cristo e la sua Chiesa sono le tre espressioni massime della sua manifestazione e del suo dono agli uomini. "Ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo" (1Cor 3, 10-11), dice san Paolo nella seconda lettura. Il Signore Gesù è la pietra che sostiene il peso del mondo, che mantiene la coesione della Chiesa e che raccoglie in ultima unità tutte le conquiste dell’umanità. In Lui abbiamo la Parola e la Presenza di Dio, e da Lui la Chiesa riceve la propria vita, la propria dottrina e la propria missione. La Chiesa non ha consistenza da se stessa; è chiamata ad essere segno e strumento di Cristo, in pura docilità alla sua autorità e in totale servizio al suo mandato. L’unico Cristo fonda l’unica Chiesa; Egli è la roccia sulla quale si fonda la nostra fede. Basati su questa fede, cerchiamo insieme di mostrare al mondo il volto di Dio, che è amore ed è l’unico che può rispondere all’anelito di pienezza dell’uomo. Questo è il grande compito, mostrare a tutti che Dio è Dio di pace e non di violenza, di libertà e non di costrizione, di concordia e non di discordia. In questo senso, credo che la dedicazione di questa chiesa della Sacra Famiglia, in un’epoca nella quale l’uomo pretende di edificare la sua vita alle spalle di Dio, come se non avesse più niente da dirgli, è un avvenimento di grande significato. Gaudí, con la sua opera, ci mostra che Dio è la vera misura dell’uomo, che il segreto della vera originalità consiste, come egli diceva, nel tornare all’origine che è Dio. Lui stesso, aprendo in questo modo il suo spirito a Dio, è stato capace di creare in questa città uno spazio di bellezza, di fede e di speranza, che conduce l’uomo all’incontro con colui che è la verità e la bellezza stessa. Così l’architetto esprimeva i suoi sentimenti: "Una chiesa [è] l’unica cosa degna di rappresentare il sentire di un popolo, poiché la religione è la cosa più elevata nell’uomo".
Quest’affermare Dio porta con sé la suprema affermazione e tutela della dignità di ogni uomo e di tutti gli uomini: "Non sapete che siete tempio di Dio?... Santo è il tempio di Dio, che siete voi" (1Cor 3, 16-17). Ecco qui unite la verità e la dignità di Dio con la verità e la dignità dell’uomo. Nel consacrare l’altare di questa chiesa, tenendo presente che Cristo è il suo fondamento, noi presentiamo al mondo Dio che è amico degli uomini, e invitiamo gli uomini ad essere amici di Dio. Come insegna l’episodio di Zaccheo, di cui parla il Vangelo odierno (cfr Lc 19,1-10), se l’uomo lascia entrare Dio nella sua vita e nel suo mondo, se lascia che Cristo viva nel suo cuore, non si pentirà, ma anzi sperimenterà la gioia di condividere la sua stessa vita, essendo destinatario del suo amore infinito.
L’iniziativa della costruzione di questa chiesa si deve all’Associazione degli Amici di san Giuseppe, che vollero dedicarla alla Sacra Famiglia di Nazaret. Da sempre, il focolare formato da Gesù, Maria e Giuseppe è stato considerato una scuola di amore, preghiera e lavoro. I patrocinatori di questa chiesa volevano mostrare al mondo l’amore, il lavoro e il servizio vissuti davanti a Dio, così come li visse la Sacra Famiglia di Nazaret. Le condizioni di vita sono profondamente cambiate e con esse si è progredito enormemente in ambiti tecnici, sociali e culturali. Non possiamo accontentarci di questi progressi. Con essi devono essere sempre presenti i progressi morali, come l’attenzione, la protezione e l’aiuto alla famiglia, poiché l’amore generoso e indissolubile di un uomo e una donna è il quadro efficace e il fondamento della vita umana nella sua gestazione, nella sua nascita, nella sua crescita e nel suo termine naturale. Solo laddove esistono l’amore e la fedeltà, nasce e perdura la vera libertà. Perciò, la Chiesa invoca adeguate misure economiche e sociali affinché la donna possa trovare la sua piena realizzazione in casa e nel lavoro, affinché l’uomo e la donna che si uniscono in matrimonio e formano una famiglia siano decisamente sostenuti dallo Stato, affinché si difenda come sacra e inviolabile la vita dei figli dal momento del loro concepimento, affinché la natalità sia stimata, valorizzata e sostenuta sul piano giuridico, sociale e legislativo. Per questo, la Chiesa si oppone a qualsiasi forma di negazione della vita umana e sostiene ciò che promuove l’ordine naturale nell’ambito dell’istituzione familiare.
Contemplando ammirato questo ambiente santo di incantevole bellezza, con tanta storia di fede, chiedo a Dio che in questa terra catalana si moltiplichino e consolidino nuovi testimoni di santità, che offrano al mondo il grande servizio che la Chiesa può e deve prestare all’umanità: essere icona della bellezza divina, fiamma ardente di carità, canale perché il mondo creda in Colui che Dio ha mandato (cfr Gv 6,29).
Cari fratelli, nel dedicare questa splendida chiesa, supplico, al tempo stesso, il Signore delle nostre vite che da questo altare, che ora verrà unto con olio santo e sopra il quale si consumerà il sacrificio d’amore di Cristo, sgorghi un fiume continuo di grazia e di carità su questa città di Barcellona e sui suoi abitanti, e sul mondo intero. Che queste acque feconde riempiano di fede e di vitalità apostolica questa Chiesa arcidiocesana, i suoi Pastori e fedeli.
Terminata l’omelia, dopo la recita del Credo, ha luogo il rito di Dedicazione, con il canto delle Litanie dei Santi, l’unzione dell’altare e della pareti della chiesa, l’incensazione e l’illuminazione dell’altare e della chiesa. Viene quindi inaugurata la cappella del Santissimo Sacramento e il Cardinale Lluís Martínez Sistach dà lettura della Bolla che dichiara "Basilica minore" il tempio della Sagrada Família.
Parole del S.Padre
In spagnolo:
Fratelli e sorelle nel Nostro Signore Gesù Cristo,
Ieri, a Porto Alegre, in Brasile, ha avuto luogo la cerimonia di beatificazione della Serva di Dio Maria Barbara della Santissima Trinità, fondatrice della Congregazione delle Suore del Cuore Immacolato di Maria. La fede profonda e l’ardente carità con cui ella seguì Cristo, suscitino in molti il desiderio di dedicare completamente la propria vita alla maggior gloria di Dio e al servizio generoso dei fratelli, soprattutto dei più poveri e bisognosi.
Oggi ho avuto la grandissima gioia di dedicare questa chiesa a Colui che, Figlio dell’Altissimo, svuotò se stesso facendosi uomo e, protetto da Giuseppe e Maria, nel silenzio della casa di Nazaret, senza parole ci ha insegnato la dignità e il valore primordiale del matrimonio e della famiglia, speranza dell’umanità, nella quale la vita riceve accoglienza, dal suo concepimento fino al suo termine naturale. Egli ci ha anche insegnato che tutta la Chiesa, ascoltando e mettendo in pratica la sua Parola, si trasforma nella sua Famiglia. E, ancor di più, ci ha consegnato la missione di essere seme di fraternità che, seminato in tutti i cuori, alimenti la speranza.
Impregnato dalla devozione alla Sacra Famiglia di Nazaret, che san José Manyanet diffuse tra il popolo catalano, il genio di Antonio Gaudí, ispirato dall’ardore della sua fede cristiana, riuscì a trasformare questa chiesa in una lode a Dio fatta di pietra. Una lode a Dio che, così come avvenne nella nascita di Cristo, avesse come protagoniste le persone più umili e semplici. In effetti, Gaudí, con la sua opera, voleva portare il Vangelo a tutto il popolo. Per questo concepì i tre portici all’esterno come una catechesi su Gesù Cristo, come un grande rosario, che è la preghiera dei semplici, dove si possono contemplare i misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi di Nostro Signore. Non solo: in collaborazione con il parroco, don Gil Parés, disegnò e finanziò con i propri risparmi la creazione di una scuola per i figli dei muratori e per i bambini delle famiglie più umili del quartiere, allora un sobborgo emarginato di Barcellona. Faceva così diventare realtà la convinzione che esprimeva con queste parole: "I poveri devono sempre trovare accoglienza nella chiesa, che è la carità cristiana".
In catalano:
Stamattina ho avuto anche la soddisfazione di dichiarare questa chiesa Basilica minore. In essa, uomini e donne di tutti i continenti ammirano la facciata della Natività. In questo momento noi meditiamo il Mistero dell’Incarnazione ed eleviamo la nostra preghiera alla Madre di Dio con le parole dell’Angelo, affidandole la nostra vita e quella di tutta la Chiesa, mentre imploriamo il dono della pace per tutti gli uomini di buona volontà.
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